Ambienti del benessere e coronavirus: migliorare la qualità dell’aria

Tempo di lettura: 9 minuti

La qualità dell’aria è emersa come un’importante componente di sicurezza correlato al coronavirus. Accorgimenti per ridurre il rischio di acquisizione e trasmissione di covid-19.

Ambienti del benessere e coronavirus

Purtroppo la seconda e temuta ondata pandemica ci ha travolti (qualcuno già parla anche della terza) e nuovi lockdown, in diverse regioni d’Italia,  hanno nuovamente chiuso le attività. Fra queste, l’azienda per cui lavoro. Tanti altri colleghi (estetiste e/o massaggiatori) stanno lavorando e, si spera presto, torneremo anche noi che siamo fermi.

Comunque sia, anche se conosciamo e applichiamo i protocolli di sicurezza anti covid-19, c’è ancora molto da apprendere su questo virus e di sicuro, tra i vari sconvolgimenti che ha causato, c’è il rapporto con l’aria che respiriamo.

E’ curioso apprendere informazioni che fino e poco tempo fa erano di bassa rilevanza: l’uomo respira mediamente 15.000 litri d’aria al giorno e uno starnuto libera nell’aria fino a 2 milioni di goccioline, un colpo di tosse all’incirca 1 milione e il solo parlare a voce alta quasi 3.000.

A luglio, la US Environmental Protection Agency ( EPA ) ha dichiarato che si stanno accumulando prove scientifiche che il COVID-19 può rimanere in volo per tempi più lunghi e  percorrere distanze maggiori di quanto si pensasse originariamente; ciò significa che possiamo essere esposti al virus se vicini ad una persona infetta.

Il 5 ottobre, il Centers for Disease Control and Prevention ha dichiarato che vi sono numerose prove su alcune persone che sono state contagiate, dal Covid-19, da altre persone infette, che si trovavano a più di sei piedi di distanza, in spazi chiusi e con ventilazione inadeguata.

Un rapporto scritto dall’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti e inviata al capo delle politiche scientifiche della Casa Bianca, riferisce che il coronavirus è stato trovato in campioni d’aria raccolti a oltre 1,8 metri di distanza dai pazienti contagiati.

Harvey Fineberg, presidente di un comitato composto dalla National Academy of Science, scrive: “La ricerca dimostra che anche le gocce aerosolizzate, prodotte parlando o forse anche solo respirando, possono diffondere il virus”. Nella missiva, cita anche uno studio dell’Università del Nebraska che ha analizzato 11 stanze con pazienti Covid-19, in alcune delle quali sono stati trovati campioni di Rna del virus nell’aria a quasi due metri di distanza. Anche l’immunologo della Casa Bianca, Anthony Fauci ha parlato dei dati che vanno in questa direzione: “Il virus si può diffondere anche solo parlando”.

È bene chiarire che la scienza indica come primaria fonte di contagio, il contatto diretto e prolungato con una persona che emette goccioline (i cosiddetti droplets, superiori al millimetro).

Se però il virus dovesse rimanere sospeso nell’aria, tramite le particelle extrafini prodotte con il respiro, la protezione diventerebbe più difficile e ciò impone una maggiore attenzione sulla qualità dell’aria negli ambienti che lavoriamo.

Di seguito 4 accorgimenti per diminuire il rischio di acquisizione del virus tramite l’aria:

1. Ambienti del benessere e coronavirus: migliorare la ventilazione dell’aria

Avere costantemente le finestre aperte garantisce un ricircolo d’aria che aumenta complessivamente la qualità della stessa. Ciò non è ovviamente possibile con l’arrivo dell’inverno, ma è doveroso arieggiare un’area dopo ogni trattamento.

A fini organizzativi, tra un appuntamento e l’altro, bisogna calcolare e aggiungere al tempo di pulizia e sanificazione, quello del riciclo d’aria e successivamente di riscaldamento.

Stabilire per quanto tempo bisogna tenere le finestre aperte, per cambiare aria, dipende da diversi fattori:

  • Raffiche di vento.
  • Correnti.
  • Differenza tra temperatura esterne ed interna.
  • Tipo di apertura utilizzata.

Indicativamente, in caso di apertura a battente, durante l’inverno saranno necessari circa 2-5 minuti mentre in estate la durata aumenterà, arrivando fino a 30 minuti.

Per quanto riguarda l’effettuare un trattamento in cabina puoi:

  • Scegliere la stanza più grande e/o meglio ventilata se vi è la possibilità.
  • Tenere azionati continuamente gli aspiratori se sono presenti. (ciò vale anche per i bagni).
  • Se la cabina non presenta finestre e/o aspiratori (come la maggioranza) tieni la porta aperta se è possibile garantire la privacy del cliente o valuta l’opzione di collocare un separé avanti alla porta aperta. Eventualmente posiziona il lettino da massaggio affinché la testa del cliente sia rivolta verso la porta, in modo tale da diluire la respirazione del cliente verso l’esterno della stanza.
  • Se vi sono più cabine, ed hai la possibilità, utilizzane una diversa da quella dove hai precedentemente lavorato.
  • Quando è fattibile, aprire tutte le finestre e porte del locale per un ricircolo d’aria totale.

All’arrivo dell’estate, se questa pandemia non dovesse essere ancora finita e ne hai la possibilità, l’ideale sarebbe effettuare dei trattamenti all’aperto come ad esempio i massaggi. Gazebo e tendaggi posso aiutarti a creare l’atmosfera giusta e garantire una certa privacy.

2. Ambienti del benessere e coronavirus: valutazione delle diverse tipologie di impianti per la filtrazione dell’aria

Ambienti del benessere e coronavirus

Condizionatori.

Costituiscono l’impianto di condizionamento. Il condizionatore serve a raffreddare o riscaldare l’aria di un ambiente. Tendenzialmente non la deumidifica né la purifica dalle microparticelle dannose all’organismo. I condizionatori non intervengono nella gestione igrometrica del bioclima perché non mutano il tasso di umidità dell’ambiente.

L’utilizzo dei condizionatori per ridurre il rischio di infezione da coronavirus, ha pareri discordanti:

  • Alcune ricerche affermano che il getto d’aria, dei condizionatori, aumenti il raggio d’azione delle particelle, incluse quelle del Covid-19.
  • Altre ricerche dichiarano, che l’utilizzo dei condizionatori possa essere benefico perché mantenere nell’ambiente una temperatura tra i 24° e i 30° e un tasso di umidità tra il 40 e il 70%, favorisce le naturali immunità personali e la resistenza alle infezioni, purché ovviamente i filtri vengano correttamente puliti e venga eseguita una corretta manutenzione.

Climatizzatori.

Costituiscono l’impianto di climatizzazione. I modelli di ultima generazione rappresentano la soluzione più completa per gestire le esigenze bioclimatiche che si desidera ricreare nell’ambiente poiché raffreddano l’aria in estate e la riscaldano in inverno. Sottraggono l’umidità in eccesso mediante la funzionalità di deumidificatore e filtrano l’aria dalle microparticelle dannose all’organismo, attraverso la funzione di purificatore.

I climatizzatori non sono in grado di introdurre all’interno dell’ambiente un virus presente all’esterno, né di diffonderlo nell’ambiente o di concentrarlo. Questo per il semplice motivo che i motori esterni dei sistemi split lavorano in sinergia con l’unità interna in modo ermetico: non c’è alcuno scambio d’aria, ma solo un gas che corre tra le due unità.

Come per il condizionatore, vi sono pareri discordanti nell’utilizzo del climatizzatore per ridurre il rischio di infezione da coronavirus soprattutto, se all’interno dell’ambiente è presente un infetto. In questo caso, come per i condizionatori, in linea teorica il virus potrebbe essere spostato dal movimento dell’aria.

A riguardo, la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) consiglia, sia per i condizionatori che i climatizzatori, di:

  • Utilizzare filtri HEPA.
  • Utilizzarli con flusso d’aria in entrata e uscita.
  • Lavare con acqua e sapone liquidi i filtri degli split periodicamente.
  • Pulire con un igienizzante le loro parti esposte periodicamente.
  • Sanificare i motori esterni periodicamente così come gli impianti canalizzati prima dell’attivazione, ma meglio che a farlo siano tecnici specializzati.
  • Evitare il flusso d’aria dall’alto verso il basso, ma direzionarlo verso l’alto.

Deumidificatori.

Assorbono l’umidità eccessiva dell’aria e per questo si possono impiegare per rendere migliori le condizioni respiratorie delle persone affette da problemi cardiorespiratori o con allergie. I deumidificatori non intervengono nella gestione termica del bioclima poiché non mutano la temperatura dell’ambiente.

All’interno degli spazi riscaldati, durante i mesi invernali, si crea spesso aria secca e l’umidità diminuisce fino a circa il 20%. Quest’aria praticamente priva di umidità lascia tutto lo spazio ai virus, come COVID-19, per diffondersi su una maggiore distanza. Inoltre, i virus sopravvivono più a lungo in presenza di aria secca, il che aumenta il rischio di malattie. La Prof. Dr. Akiko del dipartimento di Immunobiologia e Biologia Molecolare afferma che un’umidità di circa il 50% genera robuste risposte immunitarie.

Purificatori.

Filtrano l’aria dalle particelle e dalle microparticelle nocive all’apparato respiratorio (polvere, smog, pollini, acari, batteri, ecc.). I purificatori, quindi, non intervengono né nella gestione termica né nella gestione igrometrica del bioclima perché non mutano la temperatura e il tasso di umidità dell’ambiente.

Un purificatore d’aria, dotato di un filtro HEPA, può catturare una porzione di particelle aerodisperse di dimensioni di un virus. Una volta intrappolati i virus non possono moltiplicarsi da soli o rimanere contagiosi a lungo. È importante ricordare che nessun purificatore d’aria è in grado di proteggere completamente da un virus.

Jeffrey Siegel, un esperto di qualità dell’aria interna e professore di ingegneria civile all’Università di Toronto, afferma: “Non abbiamo ancora prove dirette che la filtrazione funzioni per ridurre la trasmissione del nuovo coronavirus, ma possiamo dedurre, da ciò che sappiamo per virus simili come la Sars, che c’è motivo di pensare che i depuratori d’aria possano aiutare in alcune situazioni.

Lampada germicida

E’ una particolare lampada che produce luce ultravioletta UV-C. Questa luce ultravioletta a lunghezza d’onda corta agisce sul DNA creando dei dimeri di timina, portando alla morte della cellula. È efficace contro una grandissima quantità di virus, batteri e altri microorganismi.

Le più autorevoli organizzazioni internazionali si sono espresse con toni preoccupati riguardo la diffusione e l’utilizzazione di questa tipologia di lampade da parte della popolazione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) riferisce dei  rischi per la salute dovuti all’esposizione alle lampade.

L’agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ricorda che la radiazione ultravioletta nelle sue componenti UV-A, UV-B ed UV-C sono la causa principale di cancro della pelle.

I danni indotti, soprattutto a livello degli occhi e della cute, possono avvenire con tempi molto brevi di esposizione (nell’ordine di pochi secondi in presenza di lampade UV-C non schermate): per questo motivo, l’utilizzazione di lampade germicida deve avvenire in assenza di personale ed effettuata da personale professionalmente formato e informato.

Inoltre, in commercio si trovano numerose lampade germicida che hanno le seguenti criticità:

  • Non emettono UV-C e quindi possono risultare non efficaci su batteri o virus dando un falso senso di protezione all’utilizzatore (tuttavia possono emettere radiazioni UV-A e UV-B pericolose per il consumatore).
  • Possono risultare pericolose per quanto riguarda la sicurezza elettrica poiché i circuiti elettrici non sono adeguatamente isolati.
  • Non rispettano la normativa tecnica di riferimento EN 62471: “Sicurezza fotobiologica delle lampade”.

In generale, l’utilizzo di dispositivi di filtrazione dell’aria possono migliorare la qualità della stessa, ma numerose ricerche concordano che aprendo semplicemente le finestre si riduce del 70% la presenza di minuscole particelle di virus sospese nell’aria.

3. Ambienti del benessere e coronavirus: accortezze che gli operatori del benessere possono adottare

Ragazzi siamo tutti stanchi di questa situazione, ma non abbassiamo la guardia pensando che a noi non capiterà di infettarci, anzi cerchiamo degli escamotage  per esporci quanto meno possibile alle vie respiratorie dei clienti.

Il problema non è tanto il servizio manicure o pedicure, in quanto nel primo caso, oltre ai dispositivi di sicurezza, vi è il pannello di protezione da banco e, nel secondo caso, un certo distanziamento.

La preoccupazione riguarda più l’effettuare un trattamento in cabina e a tal proposito puoi:

  • Per alcuni servizi: massaggio, epilazione, scrub e altri trattamenti corpo dove non bisogna agire sul viso, chiedere al cliente di tenere la mascherina. Nello stabilimento dove lavoro (si effettuano solo massaggi) la mascherina è obbligatoria per i clienti sia in posizione supina che prona.
  • Se effettui un massaggio o qualsiasi altro trattamento al corpo, quando il cliente è in posizione supina, cerca di lavorare di lato al lettino e quanto più possibile lontano dal viso dello stesso. Trattieniti di meno sulla parte superiore del corpo. Puoi lavorare sia braccia che mani quando il cliente è in posizione prona.
  • Evita, in qualsiasi stanza o situazione (ad esempio, se devi effettuare un trattamento al viso), di lavorare collocandoti in una posizione dove una presa d’aria soffierebbe direttamente dalle le vie aeree del cliente verso di te.
  • Anche se la trasmissione del virus attraverso gli occhi non è la prima modalità di diffusione del coronavirus, bisogna esserne consapevoli. Per tanto, quando si rientra in cabina per la pulizia bisognerebbe farlo indossando i dispositivi di sicurezza, occhiali o visiera compresi. In fondo, quando il cliente è solo per svestirsi, riposare e rivestirsi, non sappiamo se tossisce, starnutisce o altro.
  • Quando devi proporre dei trattamenti, magari anche dei regali, cerca di proporre tutti quei trattamenti che non intervengono sul viso e non devi avvicinarti ad esso.

4. Ambienti del benessere e coronavirus: ridurre i rischi

Ambienti del benessere e coronavirus

Camice monouso, mascherina, visiera o occhiali protettivi, guanti monouso (quando possibili), lavaggio mani e braccia e l’autoisolamento (quando possibile) sono i primari dispositivi e gesti di sicurezza che ci possono tutelare da un’eventuale infezione.

Anche quando non vi sono clienti, è bene stare distanziati dai colleghi o, nel caso di avvicinamento, indossare la mascherina. E’ un gesto di attenzione sia per te che per il collega stesso.

Anche ridurre i numeri degli occupanti migliorerà la qualità dell’aria.

Se sei il proprietario o gestore del centro ed hai più personale, puoi provare a programmarli in turni o in giorni diversi in modo da collocare il minor numero di persone contemporaneamente.

Sebbene la distanza sociale e l’autoisolamento offrano la migliore protezione contro il coronavirus, ottimizzare la qualità dell’aria negli ambienti e modificare le abitudini lavorative potrebbe ridurre i rischi di infezione sul lavoro.

Rimani aggiornato sui nuovi post seguendo Massaggi e Consigli su Facebook e/o Instagram.

Condividi

Leave a Reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.