L’impulso di voler sostenere un cliente che, durante un massaggio, manifesta un disagio personale può essere forte. Tuttavia, intervenire in un campo che non è di nostra competenza, potrebbe avere ripercussioni negative sullo stato psicologico del cliente. Qualcosa però si può fare. Leggi cosa . . .
Qualche volta per gioco hai fatto un test di personalità scoprendo che sei una persona umile, empatica, intuitiva.
Senz’altro, anche senza test, sai di avere queste capacità e che riesci a connetterti in modo facile con gli stati d’animo delle altre persone.
Queste capacità, se le possiedi, favoriscono la professione dell’operatore del benessere in quanto il nostro è un lavoro psicofisico, ma potrebbero spingerti, anche se in buona fede, ad andare al di là della tua professione.
Ad esempio, potrebbe accadere, mentre fai massaggio o effettui un trattamento, che un cliente si apra emotivamente rivelando un trauma passato o un dilemma attuale. In questo caso, potresti essere tentato di agire come uno psicoterapeuta facendo commenti o dando suggerimenti che sono decisamente al di fuori della tua portata.
Facendo ciò, l’operatore del benessere, potrebbe fare più male che bene.
Mantieni i confini
Esistono codici riconosciuti che delimitano i confini etici dell’operatore del benessere (puoi leggerli qui) che deve agire, in primo luogo, senza nuocere il cliente.
Molti del settore pensano che ridurre le distanze fra cliente e operatore rende più intenso un trattamento (esempio un massaggio). Ciò è vero fino a un certo punto, non dobbiamo dimenticarci che il nostro principale ed unico compito è lavorare sul corpo per migliorarlo e/o rilassarlo; nient’altro.
Creare una distanza, interpersonale, serve a tutelare il cliente.
La distanza professionale tra operatore del benessere e cliente da sicurezza al cliente stesso.
Non siamo pagati per offrire consigli e non siamo noi a dover dire alla persone cosa debbano fare della loro vita, come sposarsi o meno.
Con i nostri amici abbiamo un rapporto di dare e avere, in modo naturale e amorevole, gli uni con gli altri. Un cliente, invece, si sente più sicuro se è consapevole che l’operatore non si aspetta nulla da lui. Gli amici sviluppano gli obblighi. Un cliente non ha alcun obbligo nei confronti dell’operatore se non quello finanziario.
Mantenendo i confini, l’operatore riduce l’ansia interpersonale del cliente e apre uno spazio per fargli sperimentare la propria consapevolezza attraverso le sue mani e i suoi servizi.
Vedere il cliente in un contesto rigorosamente definito, dà loro la possibilità di aprirsi verso se stessi e ridurre al minimo l’ansia interpersonale che esiste tra due persone.
Ma cosa potrebbe fare un operatore del benessere quando avviene una liberazione emotiva durante una seduta?
Se durante un massaggio un cliente ha uno sfogo emotivo anche intenso, come piangere a dirotto, ai 3 possibilità:
- Ascoltare. Puoi poggiare le tue mani sul cliente, mentre piange, per fargli sentire che ci sei e che lo stai ascoltando.
Puoi ascoltare il cliente con le tue mani facilitando la sua ripresa, ma senza forzare nulla.
Spesso le persone hanno solo bisogno di parlare con qualcuno che li ascolti.
- Richiamare la sua attenzione. Se lo stato del cliente è fortemente provato, chiedigli di concentrarsi per qualche minuto sulla sua respirazione.
Puoi dirgli:
– “Respira profondamente e lentamente immaginando di sprofondare nel lettino”.
– “Respira profondamente e lentamente lasciando andare via tutte le tensioni”.
– “Ecco, respirando profondamente e lentamente le tensioni sono andate via”.
Richiamando l’attenzione sul respiro il cliente si sblocca da quel punto fisso e probabilmente si calmerà e non vorrà più parlare. Inoltre rientrerà nel suo corpo essendo più propenso a godersi il massaggio.
Nulla di ciò che ti dirà il cliente gli cambierà la vita, ma avrà sprecato 10 minuti di massaggio.
- Consigliare con criterio. Se noti che un cliente ha veramente bisogno dell’aiuto di un professionista del settore ed hai delle informazioni appropriate, con discrezione e diplomazia, puoi consigliarlo. Ma non farlo durante il massaggio, bensì dopo. In questo caso non stai giudicando o dando consigli, ma un’opzione che il cliente può scegliere.
Una buona regola, in generale, è quella di non dare un consiglio o fare commenti se non sono richiesti.
Anche se ti sembra controintuitivo, impedire ad un cliente di sfogare le proprie emozioni può favorire la sua guarigione emotiva. Perché? Perché sta facendo qualcosa per se stesso e tu stai sostenendo il suo impegno personale.
Laura
Tutti gli articoli sono perfetti, professionali, e si vede che chi scrive e preparato e molto razionale. Solo in questo articolo non tutto ciò che c’è scritto mi piace. Accade che un cliente si sfoghi perché versa in 1 stato di dolore e incertezza e in questi casi sentirsi respinto o ricevere come risposta che loperatore non e pagato come consigliere lo farà vergognare, x aver raccontato a un estraneo cose personali e questa sensazione potrebbe evolvere in timidezza. Futura. È vero che 1 massaggiatore non e uno psichiatra ma non dobbiamo supervalutare gli stessi, la psichiatria spesso fallisce e fuorvia quando il sapere comune e lintuito risolvono. Il massaggiatore è 1 essere umano dopo che professionista, il cliente non è suo amico collega o parente, ma rifiutare lo sfogo di un estraneo è sintomo di aridità. Spesso i consigli migliori sono quelli degli estranei proprio perché non emotivamente e sentimentalmente non coinvolti. Proprio perché vedono le cose da fuori. Lobiettivita del massaggiqtore può fare molto in caso di problemi xsonali più di parenti che magari ne sono la causa di amici che sono troppo coinvolti e di psicologi che spaziano nelle conosfenze scientifiche fuori dalla pragmaticita e dalla semplicità. Se il massaggiatore deve vedere il corpo con rispetto e comprensione lo faccia anche dellanima e non importa se si perdono 10 min di massaggio, il cliente li paghera cmq di certo
Fabio
Ciao Laura. Grazie dei complimenti. Sono io personalmente a scrivere gli articoli che, come già detto, non é tutta farina del mio sacco, ma anche frutto di numerose ricerche, elaborazioni, comparazioni, sovrapposizioni e altro ed infine pubblicati (un lavoro vero e proprio) e per tanto il tuo commento compensa gli sforzi.
Sono d’accordo con te che il massaggiatore non deve rifiutare lo sfogo di un cliente, difatti nel post consiglio di ascoltare in silenzio e, personalmente, non mi importa di perdere 10 minuti o più che non prenderei pagato (ciò è possibile se sono nel mio studio, non a lavoro dove sono costretto, per causa di forza maggiore, a restare nei tempi del listino). Ma chi sono io per dare un consiglio? E, soprattutto, il mio consiglio è quello giusto? Chi offre consigli parte dall’assunto: “Io farei così”, ma ognuno di noi è unico e irripetibile, diverso per etnia, esperienza, potenzialità, sicurezza, emozioni, ecc.. Il consiglio è accompagnato dal “secondo me”. E’ una proiezione di quello che faresti tu, di quello che pensi tu, di quello che provi tu. Ma tu non sei l’altra persona. Elargire un consiglio, elimina nell’altra persona la soddisfazione e ne riduce la responsabilità. Certo in giro ci saranno psichiatri non bravi, ma ciò non è di nostro interesse, noi siamo massaggiatori non altro.
Laura
Hai ragione…andai per anni da una massaggiatrice che sin dalla prima seduta mi ha raccontato che le hanno tolto la tiroide, che aveva un gtanuloma, che prendeva la pillola, mi ha mostrato tutti i suoi tatuaggi mi ha chiesto consigli circa un lipoma alla sua gamba. Mi ha cdomandato se le davo le chiavi della mia seconda casa perché così avrebbe potuto passare la notte col l’uomo che aveva conosciuto (viveva coi genitori e non poteva farlo li.) In cambio mi avrebbe fatto qualche massaggio gratis dando i soldi lei alla titolare. Bisognerebbe essere piu professionali di cosi…