Manovre per il dolore ad anca e schiena

Tempo di lettura: 6 minuti

In questo articolo verranno esaminate manovre pratiche per la gestione del dolore all’anca e alla schiena.

schiena

All’inizio del XX secolo, la sindrome dell’articolazione sacroiliaca (SIJ) rappresentava la diagnosi medica più comune per la lombalgia, tanto da far definire quel periodo come “l’era dell’articolazione sacroiliaca”.

Qualsiasi dolore proveniente dalla parte bassa della schiena, dai glutei o dalla gamba adiacente veniva generalmente etichettato e trattato come sindrome dell’articolazione sacroiliaca.

Tuttavia, questa concezione medica subì un brusco arresto nel 1934, quando il dottor Jason Mixter (1880-1958) pubblicò un articolo sul disco intervertebrale nel New England Journal of Medicine. Inaugurazione della “dinastia del disco”. Il suo rapporto fondamentale sfidò la comprensione popolare della sciatica e contribuì a stabilire il ruolo di primo piano della chirurgia nella gestione della sciatica in quel periodo.

Nel corso degli anni, la chirurgia della discectomia guadagnò popolarità, inducendo molti a definire questo periodo come la “dinastia del disco”. La sindrome dell’articolazione sacroiliaca, invece, perse gradualmente rilevanza a causa della mancanza di studi clinici affidabili che ne confermassero l’esistenza.

Sebbene molti terapisti manuali abbiano continuato a trattare questo disturbo con un certo successo, nessuno è riuscito a proporre una teoria biomeccanica convincente che spiegasse come il sacro potesse incastrarsi “storto” tra le due ossa iliache.

I medici erano riluttanti a considerare che un’articolazione con movimenti così limitati potesse causare un dolore così intenso, mentre i terapisti manuali sostenevano che il movimento limitato fosse essenziale per il corretto funzionamento della colonna lombare.

Poiché la maggior parte delle articolazioni sacroiliache si muove solo da 2 a 4 millimetri durante il carico e la flessione in avanti, esse sono descritte come articolazioni di tipo scorrevole. Questo movimento è significativamente diverso dall’articolazione a cerniera del ginocchio o dal movimento a sfera dell’anca.

Considerata un’articolazione viscoelastica, il movimento principale dell’articolazione sacroiliaca deriva dallo stiramento dei legamenti (immagine sotto). Pertanto, la sua funzione primaria all’interno della cintura pelvica è quella di fornire assorbimento degli urti per la colonna vertebrale, allungandosi in varie direzioni.

Quando le articolazioni sacroiliache operano in perfetta sinergia con la sinfisi pubica, la terza articolazione ossea del bacino, si sviluppa un sofisticato meccanismo autobloccante che facilita la deambulazione. Supportate dalla forza generata dagli abduttori dell’anca, quali il gluteo medio, il gluteo minimo, il tensore della fascia lata e il piriforme, le articolazioni pelviche rafforzano il lato portante durante il movimento.

Questo meccanismo di bloccaggio, noto come chiusura forzata, permette un trasferimento fluido della massa corporea da un arto inferiore all’altro (immagine sotto).

schiena

Nonostante l’assenza di muscoli che colleghino direttamente le tre articolazioni pelviche, quando queste operano in sincronia con i legamenti sacroiliaci, forniscono al bacino, noto come “il grande adattatore”, un sofisticato sistema di molle antigravitazionali. Questo sistema è capace di assorbire efficacemente sia le forze ascendenti che quelle discendenti (immagine sotto).

Manovre per il dolore ad anca e schiena

Il dolore sacroiliaco tende a manifestarsi nella parte inferiore della schiena, spesso lateralmente, e può irradiarsi al gluteo, alla parte posteriore della coscia e talvolta al polpaccio. Sebbene possa insorgere improvvisamente, tende a persistere come un dolore sordo o con sensazioni di formicolio nel gluteo.

Con l’avanzare dell’età, si osserva un aumento dei solchi sulle superfici opposte del sacro e dell’ileo, riducendo così il movimento disponibile dell’articolazione sacroiliaca. Questo fenomeno rappresenta un esempio della saggezza innata del corpo, che sacrifica la complessità del movimento a favore della stabilità.

È interessante notare che l’età con la più alta incidenza di mal di schiena disabilitante (dai 25 ai 45 anni) coincide con il periodo in cui le articolazioni sacroiliache presentano la maggiore mobilità.

Non è raro che un’articolazione sacroiliaca diventi rigida e si blocchi permanentemente con l’avanzare dell’età. Questo potrebbe rappresentare una valida ragione per i massaggiatori di iniziare a incorporare tecniche specializzate di mobilizzazione dei tessuti molli, come illustrato nell’immagine sotto, al fine di mantenere la mobilità articolare e prevenire lo sviluppo di artrosi dell’articolazione sacroiliaca.

schiena

Anche la lassità legamentosa può rappresentare un problema significativo. I traumi all’anca possono causare ipermobilità del legamento dell’articolazione sacroiliaca e una sovrastimolazione dei meccanocettori articolari. Quando le superfici articolari si allentano, le microlesioni del legamento possono innescare una risposta infiammatoria.

Poiché i chemocettori e i meccanocettori sensibilizzati bombardano il midollo spinale e il cervello con stimoli nocivi, il cervello può reagire stratificando l’area con una protezione muscolare per prevenire ulteriori danni. Questo fenomeno dà origine a un ciclo di dolore/spasmo/dolore, che risulta spesso difficile da interrompere dal punto di vista terapeutico.

È tuttavia possibile ridurre il dolore derivante dalle articolazioni ipermobili ripristinando innanzitutto il corretto allineamento pelvico mediante tecniche specifiche, come illustrato nell’immagine sotto, e successivamente affrontando i problemi di forza del core attraverso esercizi di riqualificazione da eseguire a domicilio.

Articolazioni spinali femoroacetabolari, sacroiliache e lombari

schiena

Nonostante le tre ossa del bacino siano frequentemente coinvolte in lesioni primarie, è emerso che un elemento cruciale per una corretta correzione del dolore sacroiliaco risiede nella mobilizzazione delle articolazioni femoroacetabolari (anca) con movimento limitato. Per garantire che il bacino assorba efficacemente le forze a cui è sottoposto, è essenziale che le anche siano allineate e funzionino correttamente.

Generalmente, non sono i movimenti grossolani a provocare disfunzioni all’interno della capsula articolare dell’anca, bensì le restrizioni dei movimenti minori, causate da fattori come le aderenze del legamento iliofemorale (immagine sotto).

Di conseguenza, un approccio terapeutico razionale dovrebbe iniziare con la mobilizzazione della capsula adesiva anteriore dell’anca, come illustrato nell’immagine sotto. Successivamente, si dovrebbero applicare le tecniche di allineamento iliosacrale e sacroiliaco precedentemente descritte.

Il rinomato neurologo e fisioterapista Vladimir Janda, ci ricorda che qualsiasi alterazione della funzione articolare, causata dalla restrizione capsulare o dalla perdita del gioco articolare, influisce sui muscoli che attraversano l’articolazione disfunzionale, provocando inibizione (indebolimento) o facilitazione (irrigidimento).

Nella società contemporanea, caratterizzata da una prevalente postura flessa, molti individui soffrono di aderenze della capsula anteriore dell’anca e di muscoli ileopsoas contratti, che mantengono il femore destro in una posizione flessa, impedendo un’adeguata estensione dell’anca durante la deambulazione.

Tuttavia, il movimento è essenziale… quindi cosa accade biomeccanicamente? Quando la gamba destra ritorna in estensione, l’ileopsoas neurologicamente accorciato e la capsula fibrosa dell’anca destra impediscono l’estensione completa dell’anca, provocando una rotazione anteriore del bacino.

Questo fenomeno comporta la compressione delle faccette articolari e del disco intervertebrale, un eccessivo allungamento dei legamenti pelvici e una scoliosi lombare compensatoria.

Un bacino stabile si ottiene attraverso un corretto equilibrio del quadrante superiore e inferiore, ed è essenziale per la salute a lungo termine della parte bassa della schiena e dell’articolazione sacroiliaca.

In presenza di instabilità pelvica, il cervello tenterà di stabilizzare l’articolazione lombosacrale mediante uno spasmo protettivo. Tuttavia, per i terapisti è poco utile tentare di rilasciare l’ipertono muscolare fino a quando i problemi di allineamento dell’anca e del bacino non vengono corretti.

Le tecniche mioscheletriche per il trattamento del dolore all’anca e alla schiena includono la mobilizzazione a bassa forza e lo stretching con esposizione graduale. Queste tecniche aiutano il cervello a riconoscere e riorganizzare l’input neurale, con conseguente riduzione dello spasmo muscolare, diminuzione del dolore e maggiore soddisfazione dei clienti.

Rimani aggiornato sui nuovi post seguendo Massaggi e Consigli su Facebook e/o Instagram.

Condividi

Leave a Reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.