Massaggio e articolazione sternoclavicolare

Tempo di lettura: 8 minuti

Nel post valutazione ed intervento dell’articolazione sternoclavicolare quando si affrontano problematiche legate alla spalla.

sternoclavicolare

È frequente imbattersi in clienti che riferiscono sintomatologie aspecifiche a carico della spalla, come rigidità mattutina, fastidio localizzato o percezione di debolezza durante movimenti funzionali (ad esempio, elevazione dell’arto superiore o prensione di oggetti).

Sebbene tali manifestazioni possano apparire comuni, la loro eziologia richiede un’analisi approfondita delle strutture articolari coinvolte, con particolare attenzione alle interconnessioni biomeccaniche del cingolo scapolare.

Nel valutare un caso di questo tipo, il massaggiatore può orientare l’intervento su una delle seguenti articolazioni:

  • Articolazione gleno-omerale (GH): spesso prioritaria per la sua mobilità e instabilità intrinseca, è frequentemente associata a lesioni da overuse o traumi diretti.
  • Articolazione acromioclavicolare (AC): rilevante in contesti sportivi, dove sollecitazioni ripetute (es. sollevamento pesi o movimenti overhead) predispongono a disfunzioni.
  • Articolazione scapolo-toracica (ST): centrale in presenza di discinesia scapolare, che altera la cinematica della spalla durante il movimento.

Articolazione sternoclavicolare (SC): struttura critica ma spesso trascurata, nonostante il suo ruolo nella trasmissione di forze tra arto superiore e torace.

Benché la maggior parte dei terapisti concentri l’attenzione sull’articolazione gleno-omerale o sull’articolazione acromioclavicolare, l’articolazione sternoclavicolare merita una valutazione sistematica, soprattutto in quadri di dolore riferito o limitazione funzionale globale della spalla.

Le articolazioni del cingolo scapolare operano sinergicamente, rendendo controproducente un approccio isolato. Tuttavia, questo articolo si propone di approfondire l’articolazione sternoclavicolare, una componente spesso sottovalutata nonostante le sue funzioni chiave:

  • Stabilità dinamica: collegamento diretto tra sterno e clavicola, influisce sulla postura e sul range of motion dell’arto superiore.
  • Integrazione con la catena cinetica: disfunzioni dell’articolazione sternoclavicolare possono ripercuotersi sulla mobilità scapolare e, di conseguenza, sulla funzionalità della articolazione gleno-omerale.

Anatomia dell’articolazione sternoclavicolare

L’articolazione sternoclavicolare (SC) (immagine sotto) è una delle articolazioni più importanti del cingolo scapolare, collegando l’arto superiore allo scheletro assile. Nonostante sia piccola, svolge un ruolo cruciale nella mobilità della spalla e della clavicola.

Ossa coinvolte:

  • Estremità sternale della clavicola (porzione mediale della clavicola).
  • Manubrio dello sterno (incisura clavicolare).
  • Prima cartilagine costale (partecipa indirettamente alla formazione dell’articolazione).

Superfici articolari:

  • La clavicola ha una superficie convessa, mentre lo sterno ha una superficie concava.
  • Disco articolare fibrocartilagineo: Divide l’articolazione in due cavità sinoviali, migliorando la congruenza e assorbendo gli shock.

Capsula articolare e legamenti:

La stabilità è garantita da una robusta capsula e da legamenti rinforzati:

  • Legamento sternoclavicolare anteriore e posteriore: stabilizzano l’articolazione nei movimenti anteriori/posteriori.
  • Legamento interclavicolare: collega le due clavicole sopra lo sterno.
  • Legamento costoclavicolare (a distanza): fissa la clavicola alla prima costa, limitando l’elevazione eccessiva.

Vascolarizzazione e innervazione:

  • Arterie: rami dell’arteria toracica interna e succlavia.
  • Nervi: rami del plesso cervicale (C3-C4) e nervo sovraclavicolare.

Movimenti dell’articolazione sternoclavicolare:

L’articolazione sternoclavicolare è una diartrosi a sella (artrodia), ma funzionalmente si comporta come un’enartrosi, permettendo:

Elevazione e depressione (fino a 30-40°):

  • Elevazione: sollevamento della spalla (es. alzare il braccio).
  • Depressione: abbassamento della spalla (es. portare un peso).

Protrazione e retrazione (fino a 30-35°):

  • Protrazione: movimento in avanti della clavicola (es. spingere un oggetto).
  • Retrazione: movimento indietro (es. stringere le scapole).

Rotazione assiale (limitata, circa 10°):

  • Importante durante l’abduzione completa del braccio.

Ruolo nella cinematica della spalla:

  • La clavicola funge da “braccio di leva” per la scapola.
  • Senza il movimento dell’articolazione sternoclavicolare, l’elevazione del braccio sarebbe limitata a ~90° (invece di ~180°).

Disfunzioni dell’articolazione sternoclavicolare

sternoclavicolare

L’articolazione sterno-clavicolare (SC), sebbene meno suscettibile a lesioni rispetto alle articolazioni scapolo-omerale (GH) e acromion-clavicolare (AC), può essere soggetta a diverse problematiche di origine traumatica o funzionale.

Tra queste si annoverano:

  • distorsioni legamentose,
  • lussazioni,
  • fratture clavicolari,
  • stress meccanici derivanti da movimenti ripetitivi,
  • formazione di tessuto cicatriziale post-traumatico,
  • l’osteoartrosi,
  • l’artrite reumatoide.

Alterazioni posturali, come la protrusione cranica (forward head posture), l’atteggiamento cifotico del dorso e la protrazione scapolare, possono indurre un carico prolungato sulla clavicola, predisponendo a rigidità articolare.

A ciò si aggiungono fattori quali:

  • Respirazione diaframmatica inefficace, che incrementa la tensione accessoria a livello dei muscoli cervicali e toracici.
  • Stress psico-emotivo, responsabile di ipertono della muscolatura cervico-scapolare.
  • Sedentarietà, che contribuisce a ipomobilità articolare, debolezza muscolare e adattamenti compensatori.

Tali squilibri possono generare pattern disfunzionali, con alcuni gruppi muscolari che sviluppano ipertonia cronica (es. elevatore della scapola, pettorali) e altri che presentano inibizione e ipotonia (es. trapezio inferiore, romboidi).

In risposta al dolore, il sistema nervoso può attivare meccanismi protettivi, come spasmi muscolari localizzati, aggravando ulteriormente le limitazioni.

Valutazione delle restrizioni di movimento dell’articolazione sterno-clavicolare e intervento

Quando lavoriamo con clienti che presentano tensioni alle spalle o limitazioni nei movimenti delle braccia, può essere utile valutare la mobilità dell’articolazione sterno-clavicolare (SC).

Per la valutazione della mobilità dell’articolazione sterno-clavicolare:

1) Fai sdraiare il cliente supino (a pancia in su) in una posizione rilassata, con le braccia distese lungo i fianchi.

2) Mettiti di lato al cliente e posiziona indice e medio (di una mano) sui capi clavicolari mediali (le estremità interne delle clavicole, vicino alla fossetta del collo) (immagine sotto).

3) Chiedi al cliente di:
– Alzare le spalle (come per fare una scrollata di spalle) e osservare se le clavicole si abbassano naturalmente.
– Sollevare lentamente le braccia verso l’alto (abduzione) e notare se le estremità clavicolari seguono il movimento scendendo leggermente.

Interpretazione dei risultati:

  • Movimento normale: le clavicole si abbassano dolcemente durante l’elevazione della spalla e l’abduzione del braccio.
  • Restrizione articolare: se una o entrambe le clavicole non scendono, potrebbe esserci una rigidità legamentosa, una tensione muscolare eccessiva (es. da posture scorrette) o un blocco articolare.

Per migliorare la mobilità della clavicola

Con il cliente in posizione supina e con gli arti superiori rilassati lungo i fianchi:

1) Collocarsi sul lato destro del lettino, in una postura stabile e bilanciata.

2) Afferrare con la mano sinistra l’avambraccio del cliente, portando delicatamente il braccio in abduzione di 90° per allineare la clavicola in posizione ottimale.

3) Posizionare i polpastrelli della mano destra sulla porzione supero-mediale della clavicola destra, applicando una pressione sufficiente a percepire la struttura articolare senza provocare disagio.

4) Fase 1 (abduzione + trazione inferiore):
– Con un passo in avanti della gamba sinistra, guidare progressivamente il braccio del cliente in ulteriore abduzione (entro i limiti fisiologici).
– Contemporaneamente, trazionare con delicatezza il capo mediale clavicolare in direzione caudale, facilitando lo scivolamento articolare.

5) Fase 2 (rilascio e ripetizione):
– Spostare il peso corporeo sulla gamba destra, riducendo gradualmente la trazione clavicolare.
– Ripetere il ciclo con un movimento ritmico a dondolo, sincronizzando la spinta in abduzione con la trazione inferiore per 3-5 ripetizioni.

Se necessario, ripetere la procedura sul lato controlaterale, valutando eventuali asimmetrie di mobilità.

Precauzioni:

  • Evitare forze eccessive, specialmente in clienti con ipermobilità o storia di lussazioni SC.
  • Monitorare costantemente le reazioni del cliente per escludere segni di dolore acuto o resistenza tessutale anomala.

Integrazione con altre tecniche:

  • Questa mobilizzazione può essere preceduta da rilascio miofasciale dei muscoli cervicali e pettorali o seguita da esercizi attivo-assistiti per consolidare i risultati.

La tecnica agisce su due componenti chiave:

  1. Miglioramento dello scorrimento articolare: la trazione inferiore favorisce il ripristino del gioco capsulare, spesso ridotto in condizioni di ipomobilità.
  2. Sincronizzazione scapolo-clavicolare: l’abduzione controllata del braccio promuove la coordinazione tra articolazione SC e movimento scapolo-toracico, essenziale per una cinematica ottimale.

Rilascio del muscolo succlavio

Il controllo muscolare e la mobilità articolare della cintura scapolare sono fondamentali per un movimento armonioso dell’arto superiore.

Tra i muscoli coinvolti, il succlavio svolge un ruolo fondamentale nella stabilizzazione clavicolare, mentre l’articolazione sternoclavicolare (SC) è determinante nei movimenti di protrazione.

Il muscolo succlavio, originandosi dalla prima costa e inserendosi sulla superficie inferiore della clavicola (immagine sotto), agisce come stabilizzatore dinamico, limitando l’elevazione eccessiva della clavicola durante i movimenti complessi della spalla.

Tuttavia, in condizioni di ipertonia, questa funzione fisiologica può trasformarsi in una restrizione meccanica, compromettendo l’elevazione, l’abduzione e la flessione dell’articolazione glenomerale.

sternoclavicolare

Per esaminare la capacità di protrazione dell’articolazione sternoclavicolare (SC), seguire il seguente protocollo:

1) Collocarsi sul lato destro del cliente, che deve mantenersi in posizione supina con gli arti superiori rilassati.

2) Stabilizzare la clavicola del cliente posizionando il pollice sinistro a metà della superficie anteriore del capo mediale clavicolare destro (immagine sotto).

3) Con la mano destra, sollevare gradualmente l’arto superiore omolaterale (sollevare l’arto superiore omolaterale significa alzare il braccio dello stesso lato dove si sta valutando la clavicola, es. braccio destro se si palpa la clavicola destra) del cliente, guidandolo in un movimento di flessione anteriore per attivare la protrazione scapolare.

4) Durante questa manovra, osservare attentamente il comportamento del capo clavicolare mediale.

5) Ripetere la procedura sul lato sinistro per un confronto bilaterale, essenziale per identificare eventuali asimmetrie funzionali.

Analisi del movimento articolare:

  • Movimento fisiologico atteso: in condizioni normali, la protrazione della spalla dovrebbe generare uno scivolamento posteriore del capo clavicolare mediale sul manubrio sternale.
  • Riscontro patologico: se tale scivolamento non si verifica, si può ipotizzare una restrizione articolare, una rigidità capsulare o un’alterazione della dinamica muscolo-legamentosa.

Interpretazione e possibili cause di limitazione

Un deficit nello scivolamento posteriore della clavicola può essere attribuito a:

  • Rigidità articolare: derivante da aderenze capsulari post-traumatiche o da condizioni degenerative (es. artrosi sternoclavicolare).
  • Disfunzione muscolare: ipertonia o retrazione dei muscoli stabilizzatori (es. sternocleidomastoideo o succlavio).
  • Alterazioni posturali: un atteggiamento cifotico o una protrazione scapolare cronica possono modificare la cinematica SC.

Per migliorare la mobilità della clavicola

Con il cliente in posizione supina e con gli arti superiori rilassati lungo i fianchi:

1) Posizionarsi sul lato destro del cliente, in posizione ergonomica per ottimizzare la leva meccanica durante la mobilizzazione.

2) Con la mano sinistra, afferrare la spalla destra del cliente, posizionando le dita sul margine posterolaterale della scapola per controllarne il movimento e collocare l’eminenza tenar della mano destra sulla superficie anteriore del capo mediale della clavicola destra (evitando accuratamente il tessuto mammario nelle pazienti di sesso femminile).

3) Sollevare gradualmente la spalla dal lettino con la mano sinistra, applicando contemporaneamente una pressione postero-inferiore con l’eminenza tenar per favorire lo scivolamento clavicolare.

4) Eseguire oscillazioni ritmiche (3-5 ripetizioni) combinando elevazione dell’arto e controforza clavicolare, per rilasciare eventuali aderenze capsulari.

5) Mantenere la spalla in posizione elevata (circa 30° di flessione) e la pressione sulla clavicola e chiedere al cliente di spingere la spalla verso il lettino contro la tua resistenza, contando lentamente fino a cinque.

6) Rilasciare progressivamente dopo ogni contrazione (3 cicli).

Ripetizione e bilateralità

  • Ripetere la sequenza completa (mobilizzazione + attivazione) per 3 serie.
  • Valutare la necessità di applicare il protocollo controlateralmente, basandosi su:
    – Asimmetrie palpatorie.
    – Differenze nella qualità del movimento.

Meccanismi

  • Rilascio delle restrizioni articolari: la pressione postero-inferiore sul capo clavicolare facilita lo scivolamento sternale, ripristinando la mobilità in protrazione.
  • Inibizione dei tessuti ipertonici: le oscillazioni ritmiche agiscono sui muscoli accessori (es. sternocleidomastoideo) riducendo l’ipertonia.
  • Stabilizzazione dinamica: le contrazioni isometriche attivano i stabilizzatori scapolari (trapezio inferiore, dentato anteriore), migliorando il controllo motorio.

Adattamenti per contesti specifici

  • Post-chirurgia sternoclavicolare: ridurre l’intensità della pressione ed evitare oscillazioni nelle prime fasi riabilitative.
  • Sindrome da ipermobilità: sostituire le contrazioni resistive con esercizi di propriocezione in catena chiusa.

Dal punto di vista professionale, è essenziale che gli operatori del massaggio valutino sistematicamente e includano tecniche specifiche per l’articolazione sternoclavicolare nel trattamento di clienti con disturbi alla spalla.

Tale approccio integrato, che considera l’intero complesso articolare, non solo ottimizza i risultati, ma promuove un recupero funzionale più completo ed efficace.

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