Nel post anatomia, fisiologia, problemi e tecniche di massaggio per i muscoli suboccipitali . . .
Nella regione dove la colonna vertebrale si congiunge con il cranio, i muscoli suboccipitali assumono un’importanza cruciale per le funzioni quotidiane. In sinergia con il sistema vestibolare dell’orecchio interno, questi muscoli contribuiscono a mantenere il nostro sguardo orizzontale, facilitando movimenti precisi che ci permettono di esprimere affermazione nei confronti della vita o di osservare le stelle nel cielo.
I muscoli suboccipitali rappresentano un esempio eccellente del design raffinato della nostra anatomia e dell’interazione delicata tra struttura e funzione. La loro posizione strategica, adiacente ai percorsi neurologici essenziali, implica che qualsiasi disfunzione in questa area può avere ripercussioni sull’intero organismo. Di conseguenza, il fascino dei suboccipitali deriva anche dalle narrazioni che essi trasmettono alle mani di noi massaggiatori, rivelando aspetti della vita di un cliente.
Attraverso il contatto (manuale e visivo) con questi muscoli, acquisiamo informazioni su come un individuo si posiziona alla scrivania, come impugna il telefono o interagisce in un contesto sociale con un gruppo di amici. I suboccipitali forniscono indizi per comprendere i carichi che una persona sostiene, in termini sia fisici che metaforici.
Tecniche per i suboccipitali e massaggiare i muscoli associati ad essi costituiscono obiettivi rilevante quando i clienti lamentano cefalea e dolore cervicale.
Esploriamo la complessità dei di questi muscoli per acquisire una maggiore comprensione di queste strutture ridotte in dimensioni, ma di vitale importanza. La loro significativa influenza nel prevenire il dolore cranico sottolinea la necessità di approfondire la conoscenza relativa a questi muscoli per promuovere un’esistenza libera da disagi cefalici.
Anatomia e fisiologia dei muscoli suboccipitali
I muscoli suboccipitali si localizzano alla base del cranio. Questi muscoli svolgono un ruolo cruciale nell’orchestrare movimenti delicati della testa e nel fornire stabilità alle articolazioni atlanto-occipitale (OA) e atlantoassiale (AA).
I muscoli in questione (immagine sotto), che operano in coppia, comprendono:
- il muscolo retto capitis posteriore maggiore;
- il muscolo retto capitis posteriore minore;
- il muscolo obliquo superiore del capo;
- il muscolo obliquo inferiore del capo.
- Il muscolo retto capitis posteriore maggiore origina dal processo spinoso dell’asse (C2) e si inserisce nella parte laterale della linea nucale inferiore dell’osso occipitale. Questo muscolo contribuisce all’estensione della testa presso l’articolazione occipito-atlantoidea (OA) e alla rotazione della testa sul lato ipsilaterale. Ipsilaterale: termine per indicare le strutture situate allo stesso lato, usato nei confronti delle metà destra e sinistra del corpo, contrariamente al termine “controlaterale”.
- Il muscolo retto capitis posteriore minore origina dal tubercolo posteriore dell’atlante e si inserisce nella parte mediale della linea nucale inferiore dell’osso occipitale, nonché nella regione adiacente dell’osso occipitale situata al di sotto di questa linea. Questo muscolo contribuisce all’estensione della testa presso l’articolazione occipito-atlantoidea (OA) e facilita la rotazione ipsilaterale della testa.
- Il muscolo obliquo superiore del capo ha origine dal processo trasversale dell’atlante e si inserisce nella porzione laterale della linea nucale inferiore dell’osso occipitale. Questo muscolo svolge un ruolo fondamentale nell’estensione della testa a livello dell’articolazione occipito-atlantoidea (OA) e contribuisce alla flessione laterale della testa.
- Il muscolo obliquo inferiore del capo origina dal processo spinoso dell’asse (C2) e si dirige lateralmente e verso l’alto per inserirsi sul processo trasverso dell’atlante (C1). È il muscolo più laterale tra i muscoli suboccipitali e rappresenta l’unico muscolo della categoria “capitis” che non si inserisce sul cranio.
I muscoli obliqui inferiori del capo svolgono una funzione di rotazione a livello dell’articolazione atlanto-assiale (AA). In una postura ideale, il meato uditivo esterno (orecchio) si allinea generalmente in modo verticale sopra l’acromion della spalla, mentre la colonna cervicale mantiene una curvatura lordotica naturale che permette una corretta distribuzione del peso della testa sulle vertebre cervicali. Sfortunatamente, gli stili di vita contemporanei, che spesso vedono le persone inclinate su computer o smartphone, favoriscono una postura con la testa protratta in avanti.
L’immagine sotto, a destra, mostra una posizione ideale del capo, caratterizzata dall’allineamento verticale del meato uditivo esterno con l’acromion della spalla. Invece, l’immagine a sinistra rappresentata una postura anteriore del capo, la quale determina un avanzamento del capo stesso e conseguentemente un sovraccarico sui muscoli suboccipitali e sulle strutture adiacenti. Effettuare tecniche per i suboccipitali può aiutare a mitigare gli effetti di questa postura.
Una postura anteriore della testa comporta uno spostamento della stessa anteriormente rispetto all’allineamento neutrale. Tale condizione induce una flessione anteriore delle vertebre cervicali inferiori e un’iperestensione dei segmenti superiori del collo. Questa postura può portare a molteplici effetti avversi, tra cui stress sulle faccette articolari e sui dischi intervertebrali, compressione della cavità toracica, diminuzione della capacità polmonare, conflitto neurale e alterazione della posizione del cingolo scapolare.
I muscoli suboccipitali possono subire uno sforzo eccessivo a causa di questa postura. Con il movimento anteriore della testa rispetto alla colonna vertebrale, si verifica una protrusione del mento. Di conseguenza, la testa diventa più pesante per le strutture di sostegno a causa del cambiamento del centro di gravità della testa (immagine sotto).
La postura anteriore della testa impone ai muscoli posteriori del collo un lavoro maggiorato per preservare l’allineamento orizzontale degli occhi. La contrazione isometrica prolungata dei muscoli suboccipitali può indurre compressione articolare e, a lungo termine, potenziali danni alla cartilagine delle articolazioni occipito-atlantoidi (OA). È stato rilevato che una postura con la testa in avanti costituisce un fattore primario nelle condizioni suboccipitali oggetto della presente discussione.
Vertigini
Quando si verifica un movimento o una variazione dell’orientamento della testa in relazione alla forza di gravità, i muscoli suboccipitali e il sistema vestibolare dell’orecchio interno operano congiuntamente per trasmettere feedback precisi al cervello. I riflessi vestibolo-oculari sono fondamentali per conservare l’orientamento della testa nello spazio e per assicurare che gli occhi rimangano su un piano orizzontale, a prescindere dalla postura del corpo. Mantenere una testa ben bilanciata e un campo visivo stabile è cruciale per valutare accuratamente le distanze, per eseguire lanci di oggetti o per partecipare a movimenti motori complessi necessari nelle attività quotidiane.
I muscoli suboccipitali rivestono una funzione distintiva nei riflessi di raddrizzamento della testa, grazie alla loro elevata concentrazione di fusi muscolari. Questi ultimi, essendo recettori sensoriali posizionati all’interno delle fibre muscolari, sono particolarmente sensibili alle variazioni di lunghezza e velocità del muscolo. Essi sono essenziali per il mantenimento dell’equilibrio, la coordinazione e la percezione corporea nello spazio.
La notevole densità di fusi muscolari nei muscoli suboccipitali, in confronto ad altri muscoli di dimensioni analoghe, indica un ruolo fortemente specializzato in termini di propriocezione e nell’aggiustamento fine dei movimenti cefalici.
Gli studi recenti hanno evidenziato che la postura cronica di anteposizione della testa (forward head posture) induce non solo una funzionalità alterata, ma anche modificazioni strutturali nei muscoli suboccipitali. Si osserva che, con l’eccezione del muscolo obliquo inferiore del capo, il quale partecipa alla rotazione del capo, i muscoli suboccipitali mostrano un accorciamento più marcato rispetto agli altri estensori occipitali. Tali variazioni di lunghezza influenzano direttamente l’interazione tra i filamenti di actina e miosina, compromettendo la capacità di questi muscoli di produrre forza e di mantenere la resistenza alla fatica.
Nel corso del tempo, si è osservato che il muscolo retto capitis posteriore maggiore subisce un processo di atrofia muscolare di grado lieve, il quale favorisce l’accumulo di cellule adipose all’interno del tessuto muscolare, fenomeno noto come miosteatosi. La sostituzione del tessuto muscolare con tessuto adiposo comporta una riduzione della densità dei fascicoli muscolari, risultando in un’errata trasmissione di segnali propriocettivi al cervello.
La compromissione della propriocezione nei muscoli suboccipitali altera la normale funzionalità dei riflessi incaricati di mantenere l’allineamento della testa, provocando sintomi quali vertigini e disturbi dell’equilibrio e della coordinazione. In risposta a segnali propriocettivi confusi relativi alla posizione della testa e del corpo, il cervello può reagire inducendo una rigidità della colonna cervicale attraverso spasmi muscolari protettivi, i quali possono contribuire all’insorgenza di dolore cervicale e cefalea.
Cefalea cervicogenica
La cefalea cervicogenica rappresenta una categoria di cefalea derivante da patologie associate alla colonna cervicale. Tale tipologia di dolore è frequentemente associata a condizioni di ipertensione muscolare o a spasmi che interessano i muscoli suboccipitali, formando ciò che viene definito “triangoli suboccipitali”. Questi triangoli si configurano su entrambi i lati della porzione superiore della colonna cervicale, in seguito all’organizzazione anatomica di tre muscoli suboccipitali (immagine sotto).
I muscoli obliqui superiori del capo delineano i margini superiori di ogni triangolo suboccipitale. Analogamente, i muscoli obliqui inferiori del capo definiscono i margini inferiori, mentre il muscolo retto capitis posteriore maggiore delinea i margini mediali.
I triangoli suboccipitali svolgono un ruolo cruciale, fungendo da canale per il passaggio delle arterie vertebrali e dei nervi suboccipitali. È importante notare che i nervi suboccipitali sono nervi motori e non sono coinvolti nella trasmissione di sensazioni dolorifiche.
Nonostante ciò, numerosi nervi emergono dalla regione superiore del complesso cervicale e percorrono un tragitto in prossimità dei triangoli suboccipitali. In questa zona, una condizione di tensione o spasmo dei muscoli suboccipitali può determinare una compressione nervosa, la quale potrebbe manifestarsi con sintomatologia cefalalgica.
Ad esempio, la nevralgia occipitale rappresenta una sindrome dolorosa neuropatica, caratterizzata da episodi di dolore acuto e intenso che si irradia nell’area servita dai nervi occipitali. L’origine della nevralgia occipitale è attribuibile a una varietà di fattori eziologici, tra cui l’infiammazione dei nervi occipitali dovuta a patologie quali l’artrite reumatoide o il diabete, nonché a traumi diretti o ad altre cause. Tuttavia, la compressione di questi nervi, causata dalla tensione muscolare nella regione cervicale, è frequentemente identificata come un elemento contributivo significativo (immagine sotto).
Si consideri che il nervo occipitale maggiore ha origine dalla radice del secondo nervo spinale cervicale (C2). Questo emerge nello spazio intervertebrale tra l’atlante e l’asse, proseguendo poi in direzione craniale. Nel suo percorso, il nervo penetra il muscolo semispinale della testa e successivamente attraversa il triangolo suboccipitale in prossimità del suo vertice. Superata questa regione, il nervo occipitale maggiore estende il proprio tragitto cranialmente per provvedere all’innervazione del cuoio capelluto nella regione apicale del cranio.
La contrazione o lo spasmo dei muscoli suboccipitali può esercitare una compressione sul nervo occipitale, inducendo dolore. Inoltre, l’ipertonicità o lo spasmo di questi muscoli può causare una compressione, seppur lieve, dell’arteria vertebrale all’interno del triangolo suboccipitale. Tale compressione può comportare una riduzione del flusso sanguigno cerebrale, con possibili conseguenze quali confusione mentale e vertigini.
Un’ulteriore manifestazione di cefalea cervicogenica si verifica nei soggetti che adottano la posizione prona durante il sonno. Tale condizione è attribuibile alla necessità di ruotare il capo lateralmente per facilitare la respirazione. Come precedentemente discusso, i muscoli obliqui inferiori del capo originano dai processi spinosi dell’asse e si inseriscono sui processi trasversi dell’atlante. La funzione principale di questi muscoli è consentire la rotazione dell’asse cefalico. Nel caso di individui che dormono prono, si osserva che un muscolo obliquo inferiore tende a rimanere in uno stato di contrazione, mentre l’opposto si allunga per un tempo esteso, potenzialmente provocando disagio.
In condizioni ideali, la vertebra atlante dovrebbe ruotare congiuntamente alla testa. Tuttavia, in presenza di un muscolo obliquo inferiore del capo accorciato, l’atlante tende a trascinare l’asse con sé. Di conseguenza, quando un individuo che dorme in posizione prona si solleva dal letto e tenta di riportare la testa in una posizione neutra, può verificarsi uno spasmo del muscolo obliquo inferiore del capo, che risulta nell’immobilizzazione dell’atlante sull’asse. Qualora la persona eserciti forza per ruotare la testa, l’ostruzione articolare può propagarsi lungo la catena fino a C3, provocando rigidità nella regione cervicale accompagnata da una risposta muscolare protettiva e un’intensificazione del dolore.
Queste informazioni, in merito a tecniche per i suboccipitali, sono importanti in quanto il massaggiatore ha anche la possibilità di educare il cliente al riguardo. Sebbene il rilassamento delle tensioni in questa specifica area possa portare sollievo, è fondamentale che il cliente adotti anche corrette abitudini posturali.
I muscoli suboccipitali e la torsione durale
La dura madre, nota anche come dura mater, rappresenta lo strato più esterno, più spesso e più resistente delle meningi. Le meningi consistono in tre strati di tessuto membranoso che avvolgono e salvaguardano l’encefalo e il midollo spinale, distanziandoli dalle loro strutture ossee circostanti, ovvero il cranio e la colonna vertebrale.
Essi sono (immagine sotto):
- Dura madre;
- Aracnoide;
- Pia madre.
In posizione superiore, la dura madre è fissata alla circonferenza del forame magno e al legamento longitudinale posteriore. Il forame magno, un’ampia apertura di forma ovale situata nell’osso occipitale del cranio (immagine sotto), permette il passaggio del midollo spinale al suo esodo dalla cavità cranica. Il legamento longitudinale posteriore svolge una funzione di connessione e stabilizzazione delle vertebre. Questo legamento si estende in prossimità del midollo spinale lungo quasi l’intera lunghezza della colonna vertebrale, dall’asse fino al sacro.
In posizione inferiore, la dura madre prosegue oltre la terminazione del midollo spinale per concludersi a livello della seconda vertebra sacrale (S2), trasformandosi in una struttura filiforme denominata legamento coccigeo. Quest’ultimo ha la funzione di ancorare il sacco durale al periostio della regione sacrale.
Varie asimmetrie anatomiche possono indurre una tensione eccessiva sulla dura madre, tra cui la scoliosi, l’ipercifosi, l’iperlordosi, o anomalie posizionali del sacro quali la rotazione, l’inclinazione, l’antiversione o la retroversione. È ragionevole supporre che le alterazioni nell’allineamento e nella cinematica delle articolazioni occipito-atlantoidee (OA) e atlanto-assiali (AA), nonché i muscoli associati, possano provocare un’estensione e una torsione eccessive della dura madre.
Ad esempio, una postura anteriore della testa può indurre significative conseguenze, quali l’ipertonicità nei muscoli retto capitis posteriore maggiore e minore. È rilevante evidenziare che questi muscoli stabiliscono un ponte miodurale, ovvero una connessione specifica dei tessuti molli con la membrana atlanto-occipitale posteriore e la dura madre.
In conseguenza di ciò, la tensione nei muscoli retto capitis posteriore maggiore e minore si manifesta con un effetto di trazione diretta sulla dura madre. Si consideri come le asimmetrie presenti sia nella porzione superiore che inferiore della colonna vertebrale possano generare ulteriori punti di tensione, torsione o resistenza, i quali potrebbero esacerbare la trazione sulla dura madre. Tale condizione può portare a diverse implicazioni:
- Un’eccessiva trazione sulla dura madre può modificare l’intensità e la frequenza dei segnali nervosi provenienti dal cervello.
- Sotto condizioni di stress, alcune cellule della dura madre possono secernere sostanze chimiche che intensificano la percezione del dolore e promuovono l’infiammazione dei tessuti.
- Una trazione eccessiva sulla dura madre può esercitare una compressione sui rami del nervo trigemino e sui nervi cervicali superiori, provocando dolore nelle aree innervate da questi nervi.
- La dura madre ha un ruolo fondamentale nel contenimento del liquido cerebrospinale (CSF); di conseguenza, la compressione può interferire con la dinamica del CSF.
Tecniche per i suboccipitali
I risultati delle nostre sessioni non saranno efficaci se lavoriamo solo sui suboccipitali, ignorando gli altri muscoli coinvolti. Effettuare tecniche per i suboccipitali, in uno schema incrociato superiore, non basta. Bisogna massaggiare anche gli altri muscoli coinvolti.
A seguire tecniche di Erik Dalton, creatore di tecniche di allineamento mioscheletrico.
1) Tecniche per i suboccipitali: Stretching per l’apertura del collo
La tecnica in oggetto è progettata per rilassare la muscolatura posteriore e i tessuti molli laterali del collo. Inizialmente, posizionarsi al fianco destro del cliente. Appoggiare la mano sinistra sulla fronte del cliente e avvolgete delicatamente la mano destra attorno alla parte laterale del suo collo. Applicate una controforza con la mano destra (il braccio è esteso) per trazionare dolcemente i tessuti molli del collo del cliente verso l’anteriore. Contemporaneamente, la mano sinistra dovrà opporsi alla rotazione verso destra della testa del cliente. Durante l’esecuzione di questa manovra ritmica, utilizzate le dita per agganciare i muscoli suboccipitali e trazionarli anteriormente, lavorando così attraverso le loro fibre. Ripetere l’allungamento sul lato opposto.
2) Tecniche per i suboccipitali: Gancio trappola
Questa tecnica facilita il rilascio del trapezio superiore in stato di ipertonicità. Sostenere con delicatezza il capo del cliente utilizzando la mano destra, inducendo una flessione laterale e una rotazione dolce verso destra. Con la mano sinistra, chiusa a pugno, agganciare efficacemente la porzione superiore del trapezio e eseguire una trazione laterale del tessuto. Durante tale manovra, si prosegue nel muovere la testa del paziente mantenendo la flessione laterale destra e la rotazione. Ripetere per due o tre volte prima di applicare la stessa tecnica sul lato opposto.
3) Tecniche per i suboccipitali: Decompressione cervicale
Questa manovra trazione al collo del cliente serve a decomprimere le articolazioni cervicali. Sollevare con cautela il capo del cliente per posizionare l’avambraccio destro sotto il collo, mantenendo il palmo della mano rivolto verso l’alto. La mano sinistra deve essere impiegata per fornire un supporto stabile alla fronte del paziente. Successivamente, si procede alla rotazione dell’avambraccio per agganciare il tessuto connettivo, continuando contemporaneamente a sostenere la fronte del paziente. Dopo aver completato il movimento, si riporta il braccio nella posizione iniziale supinando l’avambraccio e si ripete il movimento per la durata di due minuti. Infine, ci si sposta sul lato sinistro del cliente per replicare la medesima manovra per ulteriori due minuti.
4) Tecniche per i suboccipitali: Mobilizzazione articolazione occipito-atlantoassiale
Questa tecnica mobilizza l’articolazione occipito-atlantoassiale (OA) e allunga i muscoli suboccipitali. Posizionarsi all’estremità superiore del lettino, far scorrere delicatamente la mano destra sotto il capo del cliente per sostenerlo adeguatamente. Utilizzare la mano sinistra per offrire un supporto costante alla fronte del cliente. Invitare il cliente a flettere il mento verso il torace. Mantenendo i gomiti estesi e le mani in posizione fissa, l’operatore si sposta verso il proprio piede sinistro e applica una leggera sovrappressione di due secondi, finalizzata a produrre un’estensione sui muscoli suboccipitali ed a favorire lo scivolamento posteriore dei condili occipitali. È essenziale operare entro la zona di comfort del cliente, ripetendo la flessione del mento tre o quattro volte. Successivamente, si inverte la posizione delle mani, ci si sposta sul piede destro e si ripete la manovra per altre tre o quattro volte.
5) Tecniche per i suboccipitali: Tecnica dell’asse atlante
Questa tecnica è finalizzata all’allungamento dell’obliquo inferiore del capo e alla liberazione dell’articolazione atlanto-assiale. Utilizzando la mano sinistra, sollevare delicatamente la testa del cliente per flettere il collo a un angolo di 45 gradi. Stabilizzare quindi la testa collocando la mano destra sulla fronte del cliente. Mantenere costante l’angolo di 45 gradi durante l’esecuzione della tecnica, in quanto ciò consente di bloccare in modo legamentoso le vertebre da C2 a C7, isolando la rotazione dell’atlante sull’asse.
Procedere con una rotazione lenta della testa del cliente verso destra e poi verso sinistra. Nel caso in cui si riscontri una limitazione del movimento nella rotazione a destra, ruotare la testa fino a raggiungere la prima barriera di restrizione, quindi rilasciare leggermente. Chiedere al cliente di ruotare autonomamente la testa verso sinistra contro una lieve resistenza fornita dal massaggiatore, contando fino a cinque prima di rilassarsi. Successivamente, guidare nuovamente la testa del cliente nella rotazione a destra fino alla barriera di restrizione successiva, arretrare di poco e ripetere il processo per un totale di cinque volte. Se si osserva una limitazione del movimento nella rotazione a sinistra, eseguire la rotazione verso sinistra e applicare i passaggi sopra descritti da tale posizione.
6) Tecniche per i suboccipitali: Rilascio suboccipitale n. 1
Questa tecnica ritmica e distensiva, è finalizzata al rilascio dei muscoli suboccipitali. Utilizzando le falangi in posizione flessa, simile a un cuscino, si procede ad afferrare delicatamente i muscoli suboccipitali situati ai lati del collo del cliente esercitano una trazione dei muscoli suboccipitali a sinistra e poi a destra. Ripeter il movimento per circa due minuti.
7) Tecniche per i suboccipitali: Rilascio suboccipitale n. 2
Posizionare il cliente lateralmente per facilitare l’accesso e il rilascio dei muscoli suboccipitali. Posizionare i pollici alla base del cranio del cliente, precisamente sui muscoli suboccipitali. Procedere con un massaggio lungo la linea della cresta occipitale, effettuando ripetuti passaggi con i pollici. In presenza di aree di tensione accentuata, è consigliabile applicare una compressione mirata con i pollici sul tessuto contratto e invitare il paziente a eseguire una flessione anteriore del capo. Mantenere la pressione con i pollici durante il movimento per favorire l’allungamento e il rilascio del tessuto.
Attraverso l’aggiornamento costante e l’integrazione di tecniche efficaci nel trattamento cervicale, siamo in grado di responsabilizzare i nostri clienti, fornendo loro gli strumenti necessari per trovare sollievo e per compiere scelte consapevoli volte al miglioramento delle proprie abitudini posturali.
Alcune manovre sui muscoli suboccipitale vanno eseguiti in sicurezza.